Anziani come risorsa da tutelare anche grazie a Seremy

Nelle società più evolute l’anziano è ancora, oggi come in passato, una risorsa per l'intera famiglia. Che va tutelata anche con le tecnologie per l'assistenza smart come Seremy.
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Oggi sul blog Seremy vi invitiamo a considerare il ruolo dell’anziano come risorsa, da tutelare anche nella fase finale della vita quella dell’invecchiamento e della terza età. Nell’antichità l’anziano aveva un ruolo fondamentale e otteneva un posto di prestigio nella scala sociale e politica. Inoltre, data la sua conoscenza e le sue esperienze di vita era fonte di suggerimenti e consigli per i più giovani.

Rispetto al passato nella società moderna il numero degli anziani è in continuo aumento, dal momento che sono migliorate le condizioni di vita e la speranza di vita media è arrivata agli 83 anni in Italia, con le donne che superano gli uomini. Per questo, la popolazione anziana in Italia rappresenta oggi il 22,3% del totale, ma non sono solo i numeri ad essere cambiati.

Il ruolo dell’anziano nella società post-industriale

Nella società post industriale è cambiata l’immagine dell’anziano, così come il suo ruolo nella società. Oggi l’identità e il ruolo sociale sono dettati dalla produttività e dalla vita lavorativa e l’anziano diventa sempre più una persona fuori dal mondo, con pochi contatti umani. Terminare la vita lavorativa significa, inoltre, non dover più guardare al presente con slancio e, per certi versi, aggressività e porta la persona a sentirsi inutile, vuota e senza prospettive. Non solo.

Andare in pensione significa dover are i conti con le difficoltà economiche che portano a un cambio della qualità della vita dell’anziano e a un rapporto di contrasto con il mondo, che chiede a ciascuno di noi di essere prestante, giovane e autonomo e penalizza la vecchiaia. Non sempre la famiglia ha le conoscenze per aiutare l’anziano a superare il disagio del pensionamento, dato che a diverse età corrispondono concezioni diverse della vita.

In particolare, a livello socio culturale l’anziano diventa un peso, un individuo che non ha più nulla da dare dato che non si sa gestire in modo autonomo. Questo stereotipo della vecchiaia porta a malessere e frustrazione nella persona che, per la prima volta, si trova a dover chiedere aiuto a figli e nipoti. La maggior parte degli interventi socio-assistenziali posizionano l’anziano in una condizione di passività e dipendenza, dato che questo è utile solo quando, con le energie residue, riesce ad occuparsi di figli e nipoti.

Seremy e l’approccio personalista all’anziano

Questa situazione mostra come oggi più che mai sia importante pensare ad un intervento di recupero dell’anziano, che deve essere al centro di una visione personalista. Dato che si tratta di una persona ha di per sé valore, ad ogni età e in qualsiasi condizione e va rispettato e inserito in una società solidale.

Nelle società più evolute l’anziano è ancora, oggi come in passato, una risorsa e nascono programmi di educazione per creare una “preparazione alla senilità” da imparare fin da quando si è giovani e adulti.

Quando, poi, la capacità di provvedere da soli alle proprie esigenze viene meno, si tratta di cominciare ad avere l’accortezza di chiedere aiuto. Un aiuto che, se l’anziano è ancora indipendente, può essere rappresentato dal braccialetto salvavita Seremy, un dispositivo elettronico pensato per monitorare le condizioni generali, segnalare cadute in casa e inviare SMS ai numeri selezionati. Possiamo dire, in breve, che Seremy è “l’angelo custode smart per chi si ama”.

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